ALLE PICCOLE E GRANDI OMBRE

rito sonoro

di e con Mariangela Gualtieri

con la guida di Cesare Ronconi

 

In questo rito sonoro reciterò versi da “Stringeranno nei pugni una cometa” – requiem che ho scritto per le musiche di Silvia Colasanti – e da qui percorrerò varie mie liriche che affrontano il tema del lutto, col proposito di uscire da un’idea angusta e lugubre della morte. Qui non si prega per i morti ma si pregano i morti, perché virino dentro la luce e ci dicano che forse sarà pienezza e non disfacimento, ebbrezza e non sonno eterno, comprensione dilatata e non spegnimento. Forse come scrive il poeta Carlo Betocchi, nell’universo c’è solo vita, niente altro che vita. La poesia è in continuo dialogo coi morti, anche con i poeti che ci hanno preceduto e che ci hanno formato. Cosa sarebbero i nostri versi senza i loro? Cosa saremmo noi senza questa eredità?

 

Ines Testoni

Eternità incurabile

La figura della cura è strettamente legata a quella della terapia, al cui interno inscriviamo i costrutti di benessere e salute. L’obiettivo fondamentale perseguito da questa costellazione concettuale è quello di garantire quantità e qualità di vita maggiori al numero maggiore di persone possibile, nel modo meno costoso per la collettività. Ma le pratiche della cura che la scienza ci mette a disposizione riguardano solo la vita e non più l’esistenza ultraterrena. L’inscrizione totale del significato dell’esistenza in quello di vita nasconde gli aspetti più temibili del concetto di cura, ovvero le cause dell’angoscia profonda che ci assale quando dobbiamo fare i conti con la malattia mortale. Dinanzi alla morte, ovvero all’inevitabile, l’autentica soluzione al terrore non è una “terapia” ma il recupero consapevole di che cosa significa eternità, facendo i conti seriamente con il nichilismo.




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